Abbiamo incontrato a Pisa Gualtiero Fantoni, Professore Associato nel Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale dell'Università di Pisa; promotore di vari progetti e attività che da anni promuovono in Italia e all'estero crescita e sviluppo di imprese capaci di misurarsi al meglio e valorizzarsi con le complessità di mercato odierne e future. Uno di questi progetti più recenti è quello relativo al manuale "Industria 4.0 senza Slogan". Abbiamo scambiato con lui alcune riflessioni sull'iniziativa e il suo contesto.
Riccardo: Industria 4.0 sarà una rivoluzione?
Gualtiero: Dipende. Forse nelle campagne di Parigi neppure la Rivoluzione Francese sembrava una rivoluzione. Per molte aziende I4.0 può essere l’occasione per intraprendere un progetto di digitalizzazione importante, per altre l’opportunità di integrarsi in una o più catene di fornitura, per altre ancora una spinta nella direzione che perseguono da anni.
Per tornare all’esempio della Rivoluzione Francese, questa si è verificata quando il mondo era pronto. E il paradigma 4.0 prenderà piede dove ci sono ecosistemi (imprenditori, aziende, università e centri di ricerca) capaci di accettare le nuove sfide.
R: Dove sta il vero valore del 4.0?
Gualtiero: Sta nel ragionare a livello di sistema e non solo di componenti o tecnologie e nel ragionare a livello di ecosistema e non solo di un’azienda in competizione con le altre. Dietro a questa rivoluzione c’è una nuova posizione dell’uomo e delle sue capacità di progettare sistemi complessi, comunicanti, interattivi. C’è una nuova posizione dell’uomo capace di fare delle ipotesi non solo di analizzare i dati, capace di fare delle sintesi e di collegare punti apparentemente lontani. Questo è il primo salto quantico: occorre progettare a largo spettro cercando di non sacrificare una parte all’altra (sacrifico la meccanica all’elettronica, sacrifico l’elettronica al software ecc..) Qui si tratta di riprogettare cercando ottimi globali, non subottimi locali.
Riccardo: E' possibile farlo?
Gualtiero: E’ difficile, ma non impossibile. E’ difficile in quanto la complessità cresce con il numero degli attori, delle tecnologie, delle interfacce, ma è anche molto divertente e stimolante in quanto si spostano i confini.
Riccardo: Magari anche i confini aziendali!
Gualtiero: Esatto. Da una parte i grandi players si stanno dinamizzando acquisendo startup tecnologiche per giocare partite al di fuori dei loro modelli di business più tradizionali dall’altra agiscono come catalizzatori delle loro filiere. Questo però significa nuovi problemi di interfaccia, nuovi ruoli giocati, nuovi conflitti (anche interni): clienti possono divenire competitor di loro fornitori, fornitori possono erodere aree a loro clienti storici.
Riccardo: Ma questo non incentiva a ragionare a livello di ecosistema.
Gualtiero: Vero. A seguito di una rivoluzione non ci possiamo aspettare che tutto resti come è. Dopo ci saranno nuovi player importanti ed alcuni vedranno la loro posizione ridimensionata. Ma i veri passi da gigante saranno compiuti da coloro che abbracceranno in modo consapevole le nuove sfide ragionando di digitalizzare filiere e territoriale non solo aree aziendali. Per questo la logica dell’ecosistema dovrebbe aiutare i diversi attori a giocare insieme e a condividere lezioni imparate, conoscenze, dati e a dividersi insieme fette di mercato più grandi o difficilmente accessibili in solitaria.
Il manuale è disponibile gratuitamente al link di cui sotto:
Inoltre è possibile seguire gli autori attraverso i canali social:
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